mercoledì 23 ottobre 2013

#1; " Cara Rachel..."

Ginger chiuse gli occhi. Non sapeva più cosa pensare. La sua testa era un turbinio di pensieri, di preoccupazioni, di paure. Sapeva di non poter fare più nulla. Era giunto, oramai, il fatidico punto d'arrivo. "Bisogna andare avanti" pensò "Si va sempre avanti". 
Erano trascorsi ormai cinque giorni e quella strana ed indefinibile sensazione era sempre lì in agguato. Stavolta decise di non lasciarsi sopraffare dalla tristezza, doveva essere forte. Non era propriamente dolore. Era come se si fosse involontariamente sottoposta ad una anestesia in grado di inibire i sentimenti. Era come se non potesse provare più nulla. Il vuoto non lasciava spazio né al dolore, né alle lacrime, né alla tristezza.
Apatia, semplicemente questo. 
"Rachel... ciao, volevo solamente dirti che l'amicizia è più di quello che credi. Supera ogni cosa. Anche se adesso potrai non capirlo confido che, in un futuro prossimo, tu possa comprenderlo. Oh Rachel, non dimenticherò mai i momenti assieme, ciò che abbiamo vissuto in questi anni. Sei stata per me come una sorella. Ci siamo sorrette a vicenda, abbiamo combattuto assieme le nostre lotte. Nessuna di noi avrebbe mai creduto di poter arrivare a tanto. La parola "fine" non era mai stata contemplata. Eppure..eccoci."
Bip.
Tempo scaduto. Ironia della sorte. "Accidenti" pensò.
Ginger richiuse nuovamente gli occhi, e fu come se stesse cercando di  trattenere una lacrima invisibile;sospirò, come se quel piccolo insignificante gesto, potesse essere in grado di allontanare da lei ogni angoscia. Ricompose, allora, quel numero che il tempo aveva contribuito ad imprimere nella sua memoria con tanta insistenza. 
"Rachel, ti prego, non lasciare che la rabbia accechi i tuoi bellissimi occhi impedendoti di vedere nitidamente. Sei stata ferita tante volte, è vero. Così tante da esserti chiusa in te stessa, presa come sei da mille paure. La verità, è che gli amici che hai intorno ti vogliono bene. Così come sei. Si tratta di un'amicizia perfettamente imperfetta. Si tratta di un affetto in grado di superare ogni cosa. Le difficoltà si affrontano assieme. Sappiamo entrambe che ascoltare non è mai stato il tuo forte, ciononostante, io ti accetto così come sei. Mi va benissimo. Io.." 
Bip.
Un altro sospiro, un'altra invisibile lacrima. 
"Hai mille difetti e li conosco tutti. Come tu conosci i miei. Ma non per questo ho mai smesso di volerti bene. La gente sbaglia, sbaglia continuamente. Eppure, come puoi pretendere di condannare  l'altrui comportamento, quando non siamo disposti a condannare il nostro? Dopotutto, ti accorgi che tutti siamo uguali, condividiamo tutti la stessa miseria. Cos'hai in più? Hai me. Ti sono stata accanto anche quando credevo che stessi sbagliando. Ti sono accanto persino adesso."
Bip
" Certa gente non si abitua mai alla propria solitudine, ecco perché esistono gli amici: per abbattere quelle alte mura rigidamente erette nel tempo, per scacciare via quella nebbia che impedisce di osservare chiaramente ciò che succede attorno. Perché la vera amicizia è quella che non si arrende, è quella che comprende, è quella che lascia liberi di sbagliare e ciononostante sopravvive. Nulla è perduto. A presto mia dolce sorella." 
Bip.  
"Giusto in tempo", pensò Ginger. 
La sua mente pullulava di ricordi, immagini e non poteva frenarli. Sarebbe stato bello dire "Hey! Voi! Basta! Non è il momento! Girate a largo", e poi  il vuoto. Già. Dopo sarebbe rimasto solo quello. Indossò la giacca, afferrò le chiavi ed uscì. " Si va avanti", disse a se stessa più come incoraggiamento che come convinzione. E così fece, nonostante gli occhi lucidi, s'incamminò lungo la via, cercando di essere forte. 
Ma, forse, ciò di cui aveva davvero bisogno era essere debole. Le avevano sempre detto che bisogna cadere prima di rialzarsi e, nonostante tutto, continuava a sorreggersi inutilmente ad una corda che, inevitabilmente, si sarebbe spezzata. Improvvisamente, le emozioni presero a manifestarsi dentro di lei così violentemente, da impedirle quasi di reggersi in piedi. Indugiò qualche secondo, si accasciò al suolo e, finalmente, pianse. 







-Claire


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